sabato 24 settembre 2011

Question time: scarpe

Siena. Primo venerdì senese dopo tanti (forse troppi) venerdì capalbiesi.
Ci dirigiamo verso il centro e più precisamente verso Max&Co dove ci sono ad aspettarmi un paio di scarpe numero 37 da provare. Devo dirvi che tutta la settimana me la sono giocata pensando se comprare o no queste cavolo di scarpe per un matrimonio. Sarebbero un perfetto pendant per il vestito comprato sempre  nello stesso negozio. Tra le altre cose specifico che al negozio era rimasto solo il numero 36 ma le ragazze mi hanno fatto arrivare da Arezzo il mio numero per provarlo. Specifico ancora che le scarpe sono state visionate dal vivo dalle Sisters Laura e Francesca e da Madda che mi hanno dato il loro benestare (anzi forse un po' di più del benestare). Comunque andiamo in negozio e faccio la prova.
Le scarpe sono bellissime, tacco stupendo, slanciano da morire, direi perfette con il vestito malgrado io non sia una grande appassionata del plateau. Ma non sono convinta. Ho troppe spese in questo periodo e le scarpe sarebbero uno sfizio, forse troppo costoso, insomma non si può fare. Le  commesse tentano di convincermi ma niente. Allora mi dicono di pensarci che le scarpe non le rimandano ad Arezzo (nooooooo, questa non ci voleva!!!). Devo specificare che prima di uscire di casa avevo fatto un po' di autoconvincimento facendo un elenco dei contro e devo ammettere che mi ero quasi convinta. E infatti esco dal negozio senza scarpe (ancora dubbiosa) e una domanda mi circola per la testa:             
           avrò fatto la scelta giusta?
Andiamo avanti con il racconto.
Uscita dallo shop sento le Sisters se posso fare una scappata a casa loro per provarmi una giacchina (che una delle sorelle mi presterebbe) da mettere sul vestito. L'abito è senza maniche e se per caso ho freddo necessito di qualcosa al volo da mettere.
No, non mi metto la pashmina sulle spalle legata sul petto.
No, non mi metto il coprispalle (magari color crema e sintetico, terribile).
Quindi vado a casa, entro e vedo le donne impegnate nella preparazione di una super cena. In realtà erano impegnate nell'apertura di un barattolo di pelati con un affare dell'Ikea ma c'era un odore di cucinato sublime. Poi vedo il polpettone che mi sarei mangiata immediatamente. Una delle Sister è pure incerottata ma questa è un'altra storia.
Faccio la prova e dico SI.
La giacchina sarebbe perfetta con il vestito in caso di freddo. A questo punto però chiedo loro se hanno pure una borsa magari chiara da abbinare. Mi rimane ancora il dubbio delle scarpe che però posso sostituire con un paio di sandali color bronzo di Stella McCartney quindi serve un oggetto che vada bene per ambedue  le mise. Francesca tira fuori dal cilindro una serie di borse e tra queste si palesa una che effettivamente potrebbe andare bene.  Quindi mi impacchettano i prestiti e poi ci mettiamo a chiacchierare (mentre il sugo cuoce e i barattoli di pelati sono stati aperti); uno degli argomenti manco a dirlo sono le scarpe: sono perfette, prendile, ma costano troppo, non mi va di spedere tutti quei soldi, hai ragione però sarebbe un peccato, ma poi quando le rimetto?
Chiacchieriamo così tanto che ad un certo punto arriva un messaggio di Ago:  
Ma sei ancora a Siena o sei partita per la striscia di Gaza?
Cavolo sono passati quasi cinquanta minuti!
Saluto le Sisters e corro giù per le scale a recuperare Agostino che mi cazzierà. (Infatti mi cazzia.)
Quindi aperitivo, Conad, casa, Blockbuster e poi ancora casa. E qui succede un fatto che irrimediabilmente mi fa cancellare l'opzione di comprare le scarpe. Infatti mentre sono lì che aspetto la cottura delle pizze  preparo la borsa perchè domani andiamo a San Giovanni Valdarno e poi a Firenze. Infilo nella valigia 5o 6 cambi (specifico che starò via un giorno e una notte) e poi scelgo le scarpe. Una parte sono depositate casualmente sotto il letto (più che casualmente direi confusamente) e mi metto in cerca di quelle che voglio portarmi via. Sotto il letto vedo in realtà un gran casino e quindi decido di fare un po' di ordine quando un certo punto vedo una scatola bianca. E questa? Sull'etichetta c'è scritto Afro. Cavolo. E questa ora da dove spunta? Dal peso mi sembra pure che contenga qualcosa. Apro la scatola e ho un sussulto.
No.
Non è possibile.
Non ci credo.
Non posso essere arrivata a questo punto.
Dentro la scatola ci sono un paio di ballerine gialle di pelle di cui ingnoravo l'esistenza. Comprate da Max&Co e mai messe. Nuove di pacca. Prese sicuramente con i saldi ma non ricordo se a luglio o a agosto, qui la memoria si fa confusa. E voi direte se non ti ricordavi manco di avercele ora pretendi pure di ricordarti il giorno?? Come ho potuto dimenticarmi di queste scarpe? Me le provo pure come se in qualche modo volessi comprovarne l'effettiva esistenza. Vado nell'altra stanza da Ago e gli chiedo se per caso si ricordava di queste ballerine. Lui mi guarda e mi dice di no. Ma come ho fatto? Tra l'altro queste mi piacevano parecchio e, ora ricordo, ero molto contenta di averle prese a saldo trovando anche il mio numero. Ma non le ho mai messe.
E siamo alla fine di settembre. Mi prende malissimo. La prossima settimana me le metto tutti i giorni per  recuperare. La scoperta di un paio di ballerine mai messe, come certamente immaginerete, fa capitolare qualsiasi dubbio sul plateau.
Al plateau, dopo questa imperdonabile dimenticanza, dico NO.


domenica 11 settembre 2011

Quando la retorica è troppa

Bene, eccoci, oggi è l'undici settembre. 
Oggi gli americani commemorano l'inizio del loro incubo peggiore. 
Ma io è già un mese che leggo e vedo commemorazioni. E tutta questa retorica mi ha stancata. (campanilismo si, retorica NO NO NO) Dai primi giorni di agosto sono partiti i giornali: articoli, saggi, cofanetti, pagine speciali, foto. Poi ecco i reportage televisivi: immagini, riprese dall'alto, dal basso, prima torre, seconda torre, interviste, telefonate da quel rogo. Tutto non l'undici settembre ma dal 10 di agosto. Sfiancante. Ma come mai i giornalisti italiani sono così retorici? Come mai ho dovuto sorbirmi tutto questo? 
Il Corriere della sera ha fatto pure un cofanetto. Ma chi si compra un cofanetto su una tragedia così fresca?  
La storia siamo noi ha montato uno speciale che si reggeva tutto sulle strazianti telefonate di quella povera gente che si trovava incastrata nelle torri. Ma perchè? Perchè abbiamo dovuto ascoltare quei momenti così intimi, i respiri, i pianti, i TI AMO di quelle persone che poi sono morte? Perchè abbiamo violato così la loro privacy? Cosa ci ha dato in più della nostra visione di quel giorno l'ultima telefonata alla moglie da parte di un impiegato che si trovava sulla seconda torre un istante prima che crollasse? 
C'è chi ha detto: NON DOBBIAMO DIMENTICARE
Ma chi se lo dimentica? 
Chi si è scordato quella giornata? 
Io ricordo benissimo l'undici settembre del 2001. Ero a casa, in via dei Baroncelli, davanti alla tv. Eh si, stavo proprio guardando la televisione e poi ad un certo punto ecco il telegiornale. Ho visto in diretta l'aereo schiantarsi sulla seconda torre. E mi ricordo benissimo tutto. E mi fa strano pensare come quella tragedia si sia intimamente collegata con la mia vita quotidiana tanto da farmi ricordare esattamente i dettagli di quel giorno. Ricordo la corsa in via Pantaneto per riportare delle videocassette in facoltà (stavo preparando un esame sulla storia del cinema), ricordo il ritorno a Capalbio, ricordo il cielo sopra la Siena-Grosseto che guardavo con preoccupazione. Si perchè i fatti di quel giorno hanno centuplicato le mie paure; mi chiedevo continuamente: e ora? Che succederà? Che faranno gli americani? Quest'ultima devo dire che era la domanda più inquietante perchè tutta quella tragedia prevedeva una reazione. E io mi immaginavo una reazione terribile, catastrofica. Poi ci sono stati i giorni a seguire con quell'articolo (posso scriverlo ora?) pieno di violenza ma estremamente vivo della Fallaci e con i giornalisti italiani  che parlavano solo della sua rabbia e del suo orgoglio. 
Quella rabbia e quell'orgoglio (posso scriverlo ora?) che, anche forse suo malgrado, le ha fruttatto tanti soldini e che ha alimentato ulteriori discussioni nei salotti televisivi e tanti editoriali.
Comunque io di quel giorno ho tenuto i quotidiani (Corriere, Repubblica, Unità, Libero) dentro una delle mie librerie coperti da altri giornali, testimonianze di altre giornate da ricordare.

E rivedendoli oggi devo ammettere che il titolo di Libero è il più accattivante (ma si sa che le loro copertine hanno in se sempre qualcosa di provocatorio qualsiasi sia l'argomento).
Ebbene dopo aver ricordato quel giorno di dieci anni fa vi dico che oggi mi ero ripromessa di non leggere ne vedere niente in tv che riguardasse l'undici settembre perchè avevo letto e ricordato già abbastanza. In verità ho comprato il giornale e stamani ho letto un bellissimo articolo di Piperno sull'argomento (però sul Corriere di ieri) ma l'ho fatto solo perchè Piperno è uno scrittore prestato al giornalismo e quindi sa scrivere e lo leggerei sempre anche se parlasse dell'elettromagnetismo. 
Quindi  ho preso il giornale ma non l'ho aperto e sono andata al mare. Però al mare è successa una coincidenza a dir poco straordinaria. Sto leggendo Acciaio della Avallone e dopo la spedizione delle tesi di dottorato mi sono ripromessa di leggere almeno ottanta pagine al giorno di qualsiasi libro. Devo superare un mio record personale (altro buon proposito) e insomma per rispettare il programma sarei dovuta arrivare a leggere fino a pagina 220 (circa) del romanzo. A pagina 223 finiva il ventritreesimo capitolo e quindi mi sarei potuta fermare tranquillamente. Io rispettavo il mio buon proposito e poi mi potevo dedicare alle riviste. Invece no. Non è andata così perchè quel capitolo terminava con un numero e una frase:  
2001. Quel giorno era il 10 settembre. 
Così ho letto anche il capitolo ventiquattro. E indovinate cosa racconta? 
Il crollo delle Torri Gemelle. Incredibile. 
Leggere inaspettatamente un capitolo dedicato all'undici settembre proprio nel giorno in cui si celebra il decennale. Il decennale che io non volevo vivere per insofferenza nei confronti della retorica italiana. 
E invece la Avallone mi ha fregata. E lì, al mare, mi sono seduta sull'asciugamano, ho guardato il mare e mi sono arresa.
Inesorabilmente.




sabato 10 settembre 2011

Anniversaire d'Augustin

Oggi è compleanno di Agostino.
Decide di festeggiarlo con una giornata di mare all'Ansedonia. Io che sono estremamente legata alle mie abitudini campanilistiche accetto di fare questa gita ma non sono particolarmente entusiasta anche perchè il programma prevede l'affitto di una bici per entrare dentro la pineta della Feniglia. Prima di partire per questa scapagnata ho i miei doveri casalinghi visto che i miei genitori sono in Sardegna e la figlia deve oocuparsi degli animali di casa. Insomma dopo essere andati alla poste e in banca, dopo aver fatto fare un giro ad Alfons, aver governato i gatti fuori e dentro casa, dopo aver preparato i panini (Ago) e infilato nello zaino tutto l'armamentario siamo partiti. Io ero ancora scettica sulla scelta della spiaggia ma comunque andiamo a questa Feniglia. Mentre siamo per la strada ci accorgiamo che non abbiamo preso l'ombrellone (prima grave dimenticanza) quindi ritorniamo indietro. Ago va in magazzino per cercare l'ombrellone mentre io dalla macchina gli urlo: "Ago stai attento a non lasciarci dentro Giada!!! Ago chiudi bene la porta!!!" Insomma si riparte...
Arrivati alla Feniglia di Ansedonia parcheggiamo e ci dirigiamo dove affittano le bici (io sempre mooolto scettica). Mentre il tipo ci prepara le bici, gli chiedo quale giro fare per andare in spiaggia e lui con accento da orbetellano doc mi dice "E te sei venuta a prende le biciclette e non sai manco dove andà?" "no, non lo so.." "allora entri dentro il parco forestale, c'è un varco ogni chilometro per l'accesso al mare ma già dal terzo varco la spiaggia è deserta...tanto ci sono solo pini lungo lo stradello e una volta che lo avete visto uno li avete visti tutti..." (come dire non è che ci sia molto da osservare!!)
Partiamo con le bici e il mio scetticismo inizia a diminuire.
La passeggiata è bellissima: troviamo il quartier generale della Forestale (che sembra disabitato), alcuni archelogi che scavano intorno ad una buca  e poi, effettivamente, tantissimi pini che fanno ombra lungo tutta la strada. Arrivati al secondo varco decidiamo di lasciare le bici e andare in spiaggia. Ci facciamo una camminata a piedi lungo le dune e infine vediamo il mare e lì lo scetticismo scompare completamente.
Perchè?
Guardate le foto qui sotto


Appena lasciato tutto il nostro bagaglio spiaggesco l'entusiasmo ha rubato il posto allo scetticismo. Perchè?
Guardate qui sotto


  





La spiaggia è effettivamente deserta, l'acqua è splendida e si respira un grande senso di tranquillità (o almeno è quello che ho respirato io). Forse questo è stato il mio primo vero giorno di riposo. Convinta di aver portato tutto il mio personale nécessaire pour la mer (non vi dico cosa include, chi mi conosce sa), una volta aperto lo zaino mi accorgo che  le mie preziosissime creme protezione 30 sono rimaste a casa. Cacchio. Poi però mi sono detta: via è il sole di settembre, ormai sono un pochino abbronzata, poi c'è l'ombrellone, mica mi scotterò...e invece...
Comunque a parte il particolare delle creme siamo stati benissimo: abbiamo fatto un lungo bagno, abbiamo mangiato, Ago si è fatto una passeggiata, io ho letto indisturbata. Quando è arrivato il momento di partire  ci è quasi dispiaciuto andare via. Siamo usciti dalle dune e abbiamo preso le bici per tornare indietro e lì è partito il servizio fotografico che segue







e alla fine sono spuntati pure loro



Arrivati a Capalbio Scalo è ripartita la routine: portare fuori Al, dare da mangiare a Giada, ai Giadini e al gatto sotto il porterino, cambiare la lettiera, fare uscire Raimondo per la sua passeggiatina. (Il pensiero di ripetere tutto questo due volte al giorno per una settimana non non mi mette bene).
Fatto tutto si va al paesello per mangiare alla mitica Sagra del Cinghiale e poi abbiamo fatto una passeggiata ad Orbetello in occasione della notte bianca. 
Lì ho constatato che nella laguna il plateau batte lo stivale 10 a 0. Non so se questa è una buona notizia. Ho visto solo plateau; ad un certo punto mi sembrava lo indossassero pure bambini, anziani, cani, tavolini, sedie. Un'invasione. La cosa per certi aspetti straordinaria è che quando nel comune orbetellano ci sono questi eventi notturni si mettono tutti in tiro e lo fanno in modo molto colorato! (plateau inclusi chiaramente)
Viva l'eterogenità orbetellana ma soprattutto viva la Feniglia di Ansedonia. 



giovedì 1 settembre 2011

Estate 2011

Cosa ha rappresentato quest'estate per me?
Eccovi un breve (mica tanto) elenco...

L'estate in cui ho fatto poche vacanze.

L'estate in cui ho visto in azione l'Uomo Torcia. Ebbene si, proprio lui e se tutti i padri fossero così questo mondo potrebbe anche diventare il migliore dei mondi possibili.

Contrada dell'Oca
L'estate in cui è nato Gabriele!!!

L'estate della mia assenza senese nei giorni di Palio (però ho cenato per la prima volta in contrada grazie alla mia grande amica)

L'estate in cui ho messo sul podio J. Franzen, il più grande scrittore vivente. Lo spessore della sua scrittura e la densità dei contenuti sono stati continui spunti di riflessione.

L'estate della mia conversione a Darphin.

L'estate in cui i bagni più belli sono stati con Cosimo e con Riccardo (o almeno i tentativi di bagno di Riccardo)

L'estate della conferma delle vecchie solide amicizie, quelle che ci sono sempre, quelle a cui voglio bene incondizionatamente, quelle con cui parli di tutto, quelle con cui ti basta uno sguardo, quelle che sono la tua famiglia. Quelle amiche che vorrei vedere felici per sempre. Perchè la felicità loro è anche la mia. E non può essere altrimenti.

L'estate della mia personale dichiarazione di guerra contro l'integralismo.

Giada e i Giadini
L'estate in cui mi sono fidanzata ufficialmente con lo spaghetto allo scoglio di Serena del Carmen Bay.

L'estate di Giada e dei Giadini (Giadiniiiii!! Che fate?!)

L'estate in cui la Miss e la Maestra di cerimonie si sono palesate a Capalbio.

L'estate che Alfonso ha voluto dormire con me e quindi ho dovuto tenere la porta di camera aperta e quindi non ho mai dormito. (ma perchè a casa mia di solito si dorme?)


L'estate delle nuove belle conoscenze e dell'inizio (forse) di nuove amicizie.

L'estate in cui mi sono privata del cappuccino per fare posto allo yogurt (con pezzi di frutta e cereali).
 
L'estate in cui io e Ago abbiamo amato questa canzone:




L'estate in cui, dopo tanto tempo, ho avuto la percezione del dolore di una persona, quello stesso dolore che quando entra in contatto con il tuo apre nuovi interrogativi e ti fa riscoprire chi eri, chi sei e chi hai davanti. La sofferenza che, malgrado tutto, ti permette di avere la cifra dell'essere umano, che te lo fa stimare ancora di più e che ti rende partecipe sia della sua vita che della tua.
Ginger


L'estate in cui ho finalmente conosciuto Ginger!!!

Questa è stata anche l'estate della creazione del mio blog!!! (grazie a Lori e a Elena per l'aiuto e per aver mangiato quella panzanella che non sapeva veramente di niente)

L'estate dei coni d'ombra.

L'estate delle supercazzole a posterdati.

L'estate della scoperta del kitesurf.

L'estate della Guida di Claudio e di quella presentazione scandalosa (che ci racconteremo ancora nelle nostre chiacchierate al bar)

L'estate della conclusione del mio dottorato. La fine di questo periodo coincide con il trasferimento del mio Professore presso un'università in Svizzera.
Chi lo avrebbe mai detto che avrei subito proprio io il cliché dei cervelli in fuga?
Questo cambiamento ha reso i mesi estivi decisamente malinconici. Tuttavia visto che questo è il mio blog e visto che non ho potuto farlo come avrei voluto (né a voce, causa timidezza, né all'interno della tesi) procedo a scrivere tutti i motivi per cui sono infinitamente grata al mio Prof.:
- grazie per la severità e la pazienza;
- grazie per aver trovato l'argomento che tanto, tantissimo mi ha appassionata;        
- grazie per le mail sempre stringate, mai banali e ovviamente efficaci (anche se qualche volta ci rimanevo male);   
- grazie per i suggerimenti, le correzioni, i consigli, i rimpoveri (anche se tornavo a casa dispiaciuta);     
- grazie per avermi insegnato un metodo, quello filologico, quello dello studio delle fonti, quello che "cara mia ti leggi i testi in latino, tedesco, francese, inglese e stop";
- grazie per avermi raccontato aneddoti personali legati alla vita di studioso, li porterò sempre con me con grande divertimento;
- grazie per le interminabili discussioni intorno alla questione tabernaculum: Beda, Amalario, il Libro dell'Esodo, l'Arca dell'Alleanza, san Girolamo, il Tempio di Salomone, Oddone, Rabano Mauro, Durando, il Santo o Santissimo, la Dimora (non ho citato tutto ma spero basti per capire);
- grazie per avermi fatto conoscere e amare il Kunst, che è diventato il mio luogo sacro, il mio personale tabernacolo per immagine;
- grazie per aver placato le mie ansie e per aver accolto con benevolenza i miei entusiasmi;
- grazie infine per essere stato una presenza costante (forse anche non volendo) dei miei ultimi sette anni di studio.

INSOMMA CARO PROF. GRAZIE!

Bene. Spero di non aver dimenticato niente e nessuno.
Ora si sa che, quando si rientra dalle vacanze o dopo un periodo di relax, si è soliti compilare  (anche mentalmente) un elenco di buoni propositi. E io, nonostante mi sia riposata pochissimo, ho deciso di buttare giù un buon proposito (oltre quello di aggiungere l'olio di semi di lino nello yogurt, Marta docet e io obbedisco).
Dunque nella confusione emotiva di questi ultimi mesi ancora non ho deciso da che parte voglio stare ma di sicuro ho capito da che parte non voglio stare e quello che non voglio essere.
E mi piacerebbe mantenermi su questa linea.
Mi pare un proposito (come direbbe qualcuno) FANTASTICO.