domenica 11 settembre 2011

Quando la retorica è troppa

Bene, eccoci, oggi è l'undici settembre. 
Oggi gli americani commemorano l'inizio del loro incubo peggiore. 
Ma io è già un mese che leggo e vedo commemorazioni. E tutta questa retorica mi ha stancata. (campanilismo si, retorica NO NO NO) Dai primi giorni di agosto sono partiti i giornali: articoli, saggi, cofanetti, pagine speciali, foto. Poi ecco i reportage televisivi: immagini, riprese dall'alto, dal basso, prima torre, seconda torre, interviste, telefonate da quel rogo. Tutto non l'undici settembre ma dal 10 di agosto. Sfiancante. Ma come mai i giornalisti italiani sono così retorici? Come mai ho dovuto sorbirmi tutto questo? 
Il Corriere della sera ha fatto pure un cofanetto. Ma chi si compra un cofanetto su una tragedia così fresca?  
La storia siamo noi ha montato uno speciale che si reggeva tutto sulle strazianti telefonate di quella povera gente che si trovava incastrata nelle torri. Ma perchè? Perchè abbiamo dovuto ascoltare quei momenti così intimi, i respiri, i pianti, i TI AMO di quelle persone che poi sono morte? Perchè abbiamo violato così la loro privacy? Cosa ci ha dato in più della nostra visione di quel giorno l'ultima telefonata alla moglie da parte di un impiegato che si trovava sulla seconda torre un istante prima che crollasse? 
C'è chi ha detto: NON DOBBIAMO DIMENTICARE
Ma chi se lo dimentica? 
Chi si è scordato quella giornata? 
Io ricordo benissimo l'undici settembre del 2001. Ero a casa, in via dei Baroncelli, davanti alla tv. Eh si, stavo proprio guardando la televisione e poi ad un certo punto ecco il telegiornale. Ho visto in diretta l'aereo schiantarsi sulla seconda torre. E mi ricordo benissimo tutto. E mi fa strano pensare come quella tragedia si sia intimamente collegata con la mia vita quotidiana tanto da farmi ricordare esattamente i dettagli di quel giorno. Ricordo la corsa in via Pantaneto per riportare delle videocassette in facoltà (stavo preparando un esame sulla storia del cinema), ricordo il ritorno a Capalbio, ricordo il cielo sopra la Siena-Grosseto che guardavo con preoccupazione. Si perchè i fatti di quel giorno hanno centuplicato le mie paure; mi chiedevo continuamente: e ora? Che succederà? Che faranno gli americani? Quest'ultima devo dire che era la domanda più inquietante perchè tutta quella tragedia prevedeva una reazione. E io mi immaginavo una reazione terribile, catastrofica. Poi ci sono stati i giorni a seguire con quell'articolo (posso scriverlo ora?) pieno di violenza ma estremamente vivo della Fallaci e con i giornalisti italiani  che parlavano solo della sua rabbia e del suo orgoglio. 
Quella rabbia e quell'orgoglio (posso scriverlo ora?) che, anche forse suo malgrado, le ha fruttatto tanti soldini e che ha alimentato ulteriori discussioni nei salotti televisivi e tanti editoriali.
Comunque io di quel giorno ho tenuto i quotidiani (Corriere, Repubblica, Unità, Libero) dentro una delle mie librerie coperti da altri giornali, testimonianze di altre giornate da ricordare.

E rivedendoli oggi devo ammettere che il titolo di Libero è il più accattivante (ma si sa che le loro copertine hanno in se sempre qualcosa di provocatorio qualsiasi sia l'argomento).
Ebbene dopo aver ricordato quel giorno di dieci anni fa vi dico che oggi mi ero ripromessa di non leggere ne vedere niente in tv che riguardasse l'undici settembre perchè avevo letto e ricordato già abbastanza. In verità ho comprato il giornale e stamani ho letto un bellissimo articolo di Piperno sull'argomento (però sul Corriere di ieri) ma l'ho fatto solo perchè Piperno è uno scrittore prestato al giornalismo e quindi sa scrivere e lo leggerei sempre anche se parlasse dell'elettromagnetismo. 
Quindi  ho preso il giornale ma non l'ho aperto e sono andata al mare. Però al mare è successa una coincidenza a dir poco straordinaria. Sto leggendo Acciaio della Avallone e dopo la spedizione delle tesi di dottorato mi sono ripromessa di leggere almeno ottanta pagine al giorno di qualsiasi libro. Devo superare un mio record personale (altro buon proposito) e insomma per rispettare il programma sarei dovuta arrivare a leggere fino a pagina 220 (circa) del romanzo. A pagina 223 finiva il ventritreesimo capitolo e quindi mi sarei potuta fermare tranquillamente. Io rispettavo il mio buon proposito e poi mi potevo dedicare alle riviste. Invece no. Non è andata così perchè quel capitolo terminava con un numero e una frase:  
2001. Quel giorno era il 10 settembre. 
Così ho letto anche il capitolo ventiquattro. E indovinate cosa racconta? 
Il crollo delle Torri Gemelle. Incredibile. 
Leggere inaspettatamente un capitolo dedicato all'undici settembre proprio nel giorno in cui si celebra il decennale. Il decennale che io non volevo vivere per insofferenza nei confronti della retorica italiana. 
E invece la Avallone mi ha fregata. E lì, al mare, mi sono seduta sull'asciugamano, ho guardato il mare e mi sono arresa.
Inesorabilmente.




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