venerdì 25 maggio 2012

"Occhi e palpebre"

Il discepolo aveva peccato gravemente e pubblicamente. Il maestro non lo punì. Un altro discepolo protestò: Non si può ignorare la colpa, Dio ci ha dato gli occhi! Il maestro replicò: Sì, ma anche le palpebre!
La sapienza degli antichi asceti del deserto egiziano è proverbiale, come in questo apologo delizioso. Ammirevole lo sdegno dei benpensanti che fremono perché la società è troppo tollerante, i preti di manica larga, il buonismo è imperante. Certo la giustizia ha i suoi occhi che devono rimanere aperti. Ma l'umanità deve anche ricorrere alle palpebre dell'amore e della misericordia. Agli intrepidi accusatori vorrei, però, ricordare un altro aforisma sull'occhio, che questa volta è di Gesù stesso: "Perchè ti fissi sulla pagliuzza nell'occhio del tuo fratello e non senti  la trave infitta nel tuo occhio? Ipocrita, togli prima la tua trave, e allora vedrai bene per estrarre la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello!

Il Breviario di Ravasi è sempre fonte di riflessione. Mai come in questi ultimi giorni è utile confrontarsi con la sapienza degli antichi asceti. Anche le parole di Gesù servono per ripensare agli utlimi accesi dibattiti che hanno visto numerose persone esprimere la propria opinione. Opinione che, assurta come diktat, è stata frequentemente veicolata con l'utilizzo di espressioni decisamente violente. E questo è un vero peccato. Un vero peccato perchè ho avuto l'impressione che in questo caso purtroppo siano venute meno la libertà di espressione, la libertà di confronto, il rispetto e l'educazione.
Che ognuno guardi la propria trave. 
E che ognuno si ricordi di avere le palpebre. 




martedì 15 maggio 2012

Miuccia Prada, regina delle costrizioni.


Mi capita spesso nei giornali di leggere quelle che io chiamo interviste-troiaio. Trattasi di letture che non sanno di niente, il risultato perfetto di una combinazione di domande banali e risposte qualunquiste. Ma domenica Beppe Severgnini, giornalista interista e tuttologo di esportazione, si è superato con un'intervista di ben due pagine a Miuccia Prada. Ne riporto qualche stralcio, i punti salienti, carichi di tanta, tanta, tanta banalità.
Tuttavia si scorge, in qualche frase, qualche spunto di riflessione.
Iniziamo:

Eppure i suoi abiti appaioni essenziali.
"Quando faccio le sfilate sintetizzo eccome, ma prima c'è un'enorme mole di lavoro. Comunque, mettiamola così: la moda di oggi non riflette un mo[n]do in crisi, se c'è una cosa che evidenzia è la differenza tra ricchi e poveri. Il cliente che in gergo noi chiamiamo aspirational non c'è più. Adesso c'è un mercato molto economico rappresentato da H&M e Zara e un livello molto costoso: sta scomparendo la via di mezzo."
I ricchi del mondo spendono?
"Spendono sempre di più, e la cosa fa abbastanza impressione. E la preoccupazione che si sente qui non c'è in Cina, non c'è in India, non c'è a Hong Kong. Non c'è nemmeno in Brasile o in Russia. I ricchi spendono, i ricchi sono sempre più ricchi."
E l'Europa?
"L'Europa è un posto a se stante, molto più difficile da leggere, dove c'è ancora la fascia dei cosiddetti chic o snob, che si vestono ma non vogliono far vedere che spendono."
Quindi il lusso e moda stanno diventanto sinonimi?
"No, e le spiego perchè. Quando non hai niente, il primo strumento di emancipazione è il corpo, il secondo è il vestito. Dopo la musica, la moda è la cosa più popolare. Nonostante tutto è democratica. La moda è ben più ampia del lusso."
La sua storia personale, essere stata una ragazza di sinistra, il fatto che Prada sia un marchio certo non accessibile a tutti: disagio?
"Mi ha sempre molto turbato, un po' mi turba ancora, cerco ormai di non farmi turbare più. Però il mio lavoro, il lavoro che mi sono scelta, cerco di farlo nella maniera più intelligente possibile."
Elsa Schiapparelli ha portato nella moda la cerniera lampo. Una cosa che ha cambiato la vita delle donne. Lei cosa ha inventato? O cosa avrebbe voluto inventare?
"Forse l'uso del vintage...Ma io non ho inventato un oggetto. Ho inventato un modo di rapportarsi alla moda e ai vestiti. Non per essere belle e appetibili, ma per una sorta di riflessione sulle cose dela vita. Un senso della libertà del vestire, più mentale che fisico."
Spiegare.
"Per esempio a me piacciono anche le costrizioni. Io sono contraria alla comodità, perchè talvolta la comodità è sinonimo di sciatteria. Io sono contraria alla sciatteria sia fisica che mentale. La comodità l'ho sempre contestata, perchè preferisco l'impegno, Un vestito è scomodo, scomodissimo? Meglio! Comodo per me non è un valore."
Questa sarà dura spiegarla agli americani: per loro il comfort è un comandamento.
"Io lo detesto. Tutti vogliono essere comodi, ma comodi non è aspirazione."
Una giovane donna mi ha detto: chiedi come devo vestirmi per fare carriera. Non è una domanda banale.
"No, anzi: è una domanda fondamentale. Io le direi: studia."
Studia in genere, o studia come vestirsi?
"Studia te stessa, studia il cinema, studia la moda, E capirai quali sono i vestiti che ti servono per esprimere la tua testa. Tanto, per fare carriera, i vestiti non servono a niente, conta il cervello."
Ci sono cautele che nel 2012 una donna deve avere?
"Le cautele che tutti dicono? Non sono d'accordo."
Quali sono le cautele che tutti dicono?
"Di essere a posto, di non esagerare con gli spacchi, coi tacchi o coi colori. Se hai un cervello che funziona, anche se sei vestita male, un lavoro lo trovi ugualmente."
Nel blog La 27esima ora la citano: "Cerco di addolcire gli uomini e di dare importanza alle donne." In effetti, anche nel mondo di internet e dei nuovi media, le femmine sono più eleganti e curate mentre i machi vestono spesso in modo sciatto. Forse la sciatteria è un altro modo per segnalare il proprio potere?
"Forse copiano Zuckerberg."
È da tempo che si vestono così.
"Posso dire che chi si veste male è anche ignorante? Io non capisco una persona che ha una bella casa e dei quadri e poi si veste male. Qualcosa non va. Una persona sensibile dal punto di vista estetico non può vestirsi male. Se lo fa ha una debolezza culturale."
È vero che Miuccia Prada decide i colori della stagione? Che detta la linea?
"Abbastanza. Non lo dico per vantarmi, lo dico perchè evidentemente ho il senso della moda. La qualità migliore che ho è quella. Io sono modaiola."

In primis sottolineo la banalità delle domande. E non voglio aggiungere altro.

Interessante l'associazione sciatteria/comodità; in parte è vero. L'abbigliamento comodo (scarpe da ginnastica, magliette, jeans, felpe) utilizzato nei luoghi di lavoro, durante le uscite, il sabato e la domenica è diventato la divisa di una generazione. E non solo. È diventato uno stile di vita, una modalità con cui a volte vogliamo dimostrare al mondo che ce ne freghiamo dell'accuratezza. Come se la sciatteria fosse sinonimo di autenticità. E in questo c'è una certa forma di integralismo.
Ma allora mi chiedo: quando ci vestiamo con impegno forse siamo migliori? 
L'impatto estetico è diverso? 
L'abbigliamento 'impegnato' ci fa sentire più sicuri di noi, più consapevoli della nostra personalità?
A tal proposito mi viene in mente un articolo letto qualche giorno fa sempre sul Corriere (eh leggo solo quello di quotidiano) dove si esprimeva il disappunto sulla scelta di Zuckerberg di presentarsi a Wall Street vestito con la sua solita felpa (marchio di fabbrica dell'americano medio che, nonostante la ricchezza, vuole rimanere sciatto) 

E qui mi sono venute in mente altre due domande contrapposte:
Ma quando la sciatteria diviene il tuo marchio di fabbrica è giusto abbandonarla per la formalità?
Ma almeno nei momenti formali, nelle grandi occasioni, è giusto lasciare a casa una felpa per una giacca (che forse fa più figura)?
Insomma io non so da che parte stare. Sono una grandissima fan delle New Ballance e ultimamente mi piace mettere la felpa aperta (con cappuccio) sopra una camicia. Allo stesso tempo mi rendo conto che l'abito per così dire scomodo o impegnato, lontano dalle mode americane, è più incisivo sul piano estetico.

Per quanto riguarda l'affermazione "chi si veste male è ignorante" la trovo decisamente snob e classista. La debolezza culturale è il frutto della mancanza di cultura e basta. Poi ognuno si veste come gli pare. Vedo tante ragazze vestite benissimo ma con una grandissima debolezza culturale e vedo (ahimè) tante ragazze carine vestite malissimo (e con che accuratezza poi!) che non hanno manco un briciolo di sensibilità nei confronti della cultura. Poi si, effettivamente la maggior parte delle persone con un certo spessore culturale e che dimostrano di avere una certa attenzione verso l'estetica sviluppano uno stile personale che è il perfetto risultato della combinazione di capi modaioli e pezzi che solo loro sanno indossare magnificamente. Ma per raggiungere questo ci vuole un armadio importante e tanti anni sulle spalle di spese azzeccate.
Nel mondo del basso costo, dei mercati, del sintetico, dei negozi cinesi bisogna saper scegliere e a volte bisogna capire che non si deve comprare. Ecco si, questo lo trovo un segno di sensibilità dal punto di vista estetico. Noto che ad alcune persone, soprattutto donne, manca quello che io chiamo il BASICO: maglietta e/o camicia bianca, jeans, borsa no-marca ma anche no-vistosa (sciatta, si proprio lei la borsa sciatta), una scarpa da ginnastica casual, non per forza modaiola. Io quando compro qualcosa, qualsiasi cosa, penso sempre a come mi starebbe con un jeans o con una maglietta bianca. Sono i miei punti di abbinamento insostituibili a cui faccio riferimento, è la chiave di volta che mi convince a comprare un capo. Mentre putroppo non mi piacciono (forse per troppa sensibilità) quelle borse bauletto di Louis Vuitton sulle braccia di troppe ragazze. Via su, un po' di personalità! Il bauletto lasciamolo alle nostre mamme (se non addirittura alle nostre nonne).

Comunque credo che la Sig.ra Miuccia anche se si veste con impegno poco si impegna nella cura dei propri capelli.
Ma questo è un mio pensiero personale.
Io non sono modaiola, io non detto la linea dei colori.
Io non sono Miuccia.
Anche se pensandoci bene mi viene in mente quello stilista che in un'intervista (sempre al Corriere della Sera) dice: "Non paragonatemi a Gucci e a Prada. Io faccio moda, abbigliamento. Fanno anche loro del buon prêt-à-porter, ma i grandi fatturati li ottengono con scarpe e borse." 
Armani docet.