venerdì 31 gennaio 2014

Gloria Vanderbilt


Non mi piace sponsorizzare creme perchè non ho la presunzione di conoscerne a fondo proprietà e benefici ma questo prodotto ha un profumo eccezionale.
L'ho sentito per la prima volta alla mia amica Laura e dopo una fase di dubbio (compro o non compro, compro o non compro) alla fine mi sono decisa.
Ma chi è Gloria?
Gloria Vanderbilt è una socialite-attrice-artista-stilista americana che, nel 1982, ha prestato il suo nome alla L'Oreal per la creazione di un brand (odio scrivere parole in inglese, un odio profondo) con la conseguente nascita di otto fragranze e la crema, ma qui vado ad intuito, potrebbe essere figlia di una delle profumazioni.
Ho anche cercato su internet il prodotto per farmi un'idea se fosse ancora in vendita nella grande distribuzione ed ho trovato questo: 

Il Latte Corpo dal profumo femminile e classico.
La composizione apre con leggeri e fresche note di aldeidi, bergamotto, note verdi, neroli e ananas.
Il cuore floreale classico è composto da gelsomino, fiori d'arancio, rosa, tuberosa e ylang-ylang.
La base prettamente orientale include note di cannella, zibetto, muschio, opoponax, vetiver, legno di sandalo e vaniglia.

Ora io non so cosa sia lo ylang-ylang e non capisco neanche come facciano queste 'note profumate' a stare insieme ne come si faccia a distinguerle ma il risultato è sorprendente.
Mi piace perchè sembra provenire da un altro tempo, un profumo d'antan direi. 

Poi nel retro c'è scritto:

Révélez la splendeur qui est en vous.

Dunque provare per rivelare lo splendore.
Ma siamo sicuri che lo splendore debba essere rivelato?
Io credo che faremmo meglio a custodirlo, ammesso che ci sia.



mercoledì 29 gennaio 2014

STONER



Ci sono due motivi sostanzialmente per cui amo un libro: la trama avvincente e la qualità della scrittura.

Queste due caratteristiche non devono per forza essere entrambe presenti all'interno di un romanzo anzi di solito se è forte una manca l'altra o viceversa. Posso dire senza tanti giri di parole che sono pochi gli scrittori che dal mio punto di vista riescono a combinare una buona trama con uno stile di grande qualità.

E Stoner è un libro che mi è piaciuto perchè è scritto bene.

L'ho letto la scorsa estate dietro consiglio di mio cugino Massimiliano, assiduo lettore di romanzi e amante dei libri. In realtà Massimiliano mi aveva suggerito di leggere dello stesso autore Butcher's Crossing ma appena ho saputo che l'argomento principale era la caccia di animali ho lasciato perdere. Non riesco a leggere o vedere animali ammazzati, è più forte di me. Devo ancora leggere un libro di Ammaniti dove so che ad un certo punto viene ucciso un cane quindi figuriamoci la caccia. Ma ero comunque incuriosita da questo John Williams, scrittore texano e insegnante universitario, e quindi ho comprato Stoner. Il romanzo è stato pubblicato in America nel 1965 e poi ripubblicato postumo nel 2004 con un notevole successo di critica. In Italia è edito da Fazi che ha scelto una buona copertina. Sulle copertine dei libri si potrebbe discutere a lungo perchè a volte le case editrici fanno dei danni allucinanti. Ma questa è un'altra storia.

La trama è apparentemente molto semplice: racconta la storia di un uomo che, cresciuto in un ambiente contadino, ottiene una cattedra come insegnante di letteratura inglese, materia per cui ha una vera passione ma una passione dimessa, timida, non manifesta nè presuntuosa. Sposa una donna gracile con cui tenta di avere una storia d'amore ma il suo tentativo è vano. Da questa relazione arida e priva di emozioni nascerà una bambina con cui il protagonista, a causa delle intemperanze della moglie, non riuscirà ad avere un vero rapporto d'amore filiale. La vita di Stoner scorre senza grandi colpi di scena fino a quando si innamora di una sua studentessa. In questa ultima parte del libro succedono vari avvenimenti che sconvolgono la sua vita ma il protagonista rimane fedele a quella modalità di vivere senza eccessi, senza passioni manifeste se non quella per l'unica donna che abbia mai amato.

La lettura scorre veloce perchè davvero di grandissima qualità, quella qualità che si evince dalla profondità con cui l'autore sceglie di dedicarsi all'introspezione del protagonista e nel trasmettere emozioni attraverso le parole. Sembra che apparentemente non accada nulla ma è un po' come dire che quando l'uomo guarda la luna, lo stolto guarda il dito. Perchè in realtà il libro è ricco di avvenimenti che fanno parte dell'emisfero non pratico ma emotivo e riflessivo del protagonista. Attraverso la narrazione noi entriamo dentro l'anima di Stoner e ne scopriamo ogni minima sfumatura finendo per stare dalla sua parte. In questo libro scorre la sua vita, la vita di un uomo normale ma, e qui c'è tutta la bravura dell'autore, è la modalità del vissuto ad entrarci dentro. Nutro una certa ammirazione per tutti quei protagonisti dei libri che rimangono un passo indietro rispetto a prepotenze, che sono profondamente idealisti e che non cercano necessariamente un riscatto sociale. E Stoner è un uomo così. Certo paga un prezzo altissimo per rimanere fedele ai suoi ideali ma sceglie di farlo e questo mi piace.

Tra le tante persone con cui ho parlato di questo libro tutte mi hanno detto che la parte più sensazionale è il finale ma io non sono d'accordo. Le pagine più belle sono quelle dedicate alla sua storia sentimentale con Katherine per cui nutre un amore profondo ma difficile, intenso ma triste. Leggendo hai la consapevolezza che questa passione amorosa non è destinata a durare ma finisci comunque per comprenderne e condividerne le motivazioni.

A proposito di questa parte del romanzo ci sono alcune parti molto intense, due su tutte che riporto:



"A quarantatré anni compiuti, William Stoner apprese ciò che altri, ben più giovani di lui, avevano imparato prima: che la persona che amiamo da subito non è quella che amiamo per davvero e che l'amore non è una fine ma un processo attraverso il quale una persona tenta di conoscerne un'altra"



"Bisogna innamorarsi, per capire un po' come si è fatti".



Tutto vero.

Siamo quello che amiamo e a volte è l'amore che ci fa capire qualcosa di noi.













martedì 21 gennaio 2014

I SOGNI SONO DESIDERI

Ho sfogliato un po' di giornali e di seguito troverete le mie scelte. Abiti che andrebbero comprati di corsa se ci fosse il dinero. O qualcuno pronto a fare un regalo degno di questo nome. 
Si lanciano segnali? Direi proprio di si.


Abito in pizzo con Swarovski
Dolce & Gabbana


Felpa di seta con farfalle e libellule in tulle
Lanvin


Abito in tulle di seta e frange
Gucci 


Abito in cashmere
Céline




Sono tutti abiti stravisti in molte riviste, uno ha avuto anche un paio di copertine (Gucci) mentre il cashmere di Céline è stato indossato da Anna Dello Russo (direttore di Vogue Giappone) durante la settimana della moda di Milano. 
PS: la mezza maga della moda ha azzeccato l'attribuzione di tutti gli abiti e mi ha segnalato Anna Dello Russo. 
Non si finisce mai di imparare.


lunedì 20 gennaio 2014

Lezioni di pulizia di un monaco buddhista





La scorsa settimana sono stata ospite di un'amica a Siena per un paio di giorni. Non vivo più lì da un po' di mesi e avevo bisogno di un appoggio per questioni lavorative e famigliari. La settimana era iniziata male a causa di una preoccupazione amicale poi risoltasi in modo positivo tuttavia la settimana passata è stata molto interessante perchè il confronto di idee, l'ascolto e lo sfogo sono sempre forieri di una ventata di cambiamento, di ricircolo d'aria, buona o cattiva che sia. Tanto per cominciare ho capito che ci sono tre atteggiamenti che proprio non sopporto:

1- non sopporto chi fa battute continuamente in contesti non appropriati, quando non è il caso, quando l'argomento è serio. Poi casualmente coloro che esercitano la pratica della simpatia a tutti i costi non capiscono mai l'umorismo degli altri. Fatevi una domanda e datevi una risposta.

2- non sopporto quelle donne che divenute mamme parlano e scrivono solo dei propri figli. Avete notato che quando siete al cospetto di una madre nella maggior parte dei casi si finisce sempre di parlare di quello che fa suo figlio? Oppure quando parlate con una mamma con figlio al seguito c'è sempre un momento in cui, senza motivo, la mamma sente il bisogno di chiamare il figlio interrompendo inspiegabilmente la conversazione? Ecco io questa la trovo una roba assurda. Ok, io non ho figli e quindi non posso capire e  si, sono una donna cinica insomma accusatemi di qualsiasi nefandezza ma proprio non vi capisco. Anzi non vi sopporto. Io quando parlo con una mamma, parlo prima di tutto con una donna e non con la sua progenie. E non voglio neanche approfondire le mamme di Facebook: "oggi XXX ha mosso il braccio a destra", "mia figlia ha fatto la pipì in faccia al pediatra", "XXXX ha sbattuto le palpebre una volta in più di ieri". Per non discutere delle varie pubblicazioni di foto di figli appena nati. Ma almeno in quel momento non potete essere riservate? Non so se diventerò mamma ma se dovessero essere questi i risultati spero che le mie amiche mi diano un colpo in testa.

3- ultimo: non sopporto chi per i compleanni scrive come messaggio di auguri "AUG". Ma che vuol dire? Ma che lo scrivete a fare? 

Ecco mi sono sfogata, ora le mamme mi odieranno e me ne farò una ragione però riflettete che se avete deciso di mettere al mondo un figlio questo non significa che dovete invadermi della sua presenza....poi non siete tutte così eh!
Comunque dopo questi anatemi andiamo avanti. Nel mio soggiorno senese, oltre al fiume di parole, dei "non sopporto", di cibo non proprio sano e di un po' di risate (a causa di alcuni miei racconti lo specifico), ho passato una serata a saltare su un tappetino elastico. Parecchio divertente, vi consiglio di comprarlo, è un po' ingombrante tuttavia se non avete spazio mettetelo pure in sala, farà arredamento e gli ospiti potranno usarlo mentre aspettano la cena. Credo che il tappeto elastico sia un oggetto il cui uso potrebbe risultare efficace per liberare dalle tensioni. Provare per credere. 
Ma arriviamo al vero motivo del mio post. A casa di Laura avevo portato un libro che non avevo assolutamente voglia di leggere e quindi ho attinto alla sua biblioteca personale dove ho trovato un libercolo che le avevo regalato a Natale dell'anno scorso. Trattasi di Manuale di pulizie di un monaco buddhista di Keisuke Matsumoto.
Vi premetto che considero la mia amica, insieme a sua sorella, come facenti parte di un specie ormai in via di estinzione, che ho deciso di chiamare sacerdotesse delle pulizie. Le loro case, rispetto alla mia, hanno un ordine da studio antropologico; ogni volta che giro per le loro stanze (stanze fa molto Rinascimento) invidio la sapiente organizzazione in base alla quale gli oggetti convivono tra loro in un'armonia superba. Niente si trova (e si regala) a caso e quindi ho divorato il libro in pochissimo tempo. Mentre le mie amiche-sacerdotesse sono alla ricerca dell'ordine io sono sempre alla ricerca di risposte e prego sempre di trovarle dentro i libri. Il sottotitolo del manuale riporta: Spazziamo via la polvere e le nubi dell'anima. E qui Matsumoto ha fatto centro nel mio cuore. 
Come potevo non leggerlo? 
Il libro, piccolo e molto pubblicizzato, sviluppa il tema delle pulizie e dell'igiene personale in base ad una filosofia di vita secondo cui questi tipi di attività coadiuvano i processi che ci consentono di purificare la nostra anima. 
Il nostro Matsumoto ci fornisce tutta una serie di indicazioni e suggerimenti per dedicarci nel modo giusto al riordino del focolare domestico: l'orario (la mattina presto); l'apertura delle finestre per farci entrare in contatto con le stagioni attraverso l'aria che circola; gli strumenti (come sandali, guanti, calzini, straccio, paletta etc.); le modalità per pulire camere, bagni e cucina, il cambio dell'armadio, come fare il bucato e come risolvere gli eventuali effetti indesiderati come muffe e insetti.
Un capitolo intero è invece dedicato alla pulizia degli spazi esterni ed uno alla pulizia personale chiaramente intesa come vera e propria pulizia dell'anima. E qui ce n'è per tutti i gusti: come lavarsi (e quando) il viso, i denti, l'igiene durante i pasti e come farsi tagliare i capelli.
Inutile dirvi che i precetti sono pensati principalmente per chi vive in Giappone difatti il monaco dedica numerose pagine all'interno del libro alla pulizia di alcuni spazi o oggetti che non fanno parte della nostra cultura come il Tokonoma e il Butsuma. E poi c'è un sottocapitolo dedicato alle escrezioni. Si avete letto bene, escrezioni. In queste due pagine il monaco suggerisce come ci si dovrebbe comportare in bagno al momento dell'evacuazione degli escrementi. Il monaco raccomanda compostezza e pulizia nel rispetto di coloro che useranno il bagno dopo di noi.  Insomma capite bene che con questo monaco non si scherza e che niente è lasciato al caso.
Il suggerimento che più mi ha colpito è legato al fatto che bisogna pulire in silenzio, senza distrazioni sonore per fare in modo che le nubi nella nostra anima scompaiano con più facilità. Inoltre, un'espressione che mi è piaciuta molto è Zengosaidan il cui significato è: "non pentirti di ciò che hai fatto in passato, non preoccuparti per il futuro e dedicati con tutte le tue forze a non avere mai rimpianti."
Sulla spiegazione di questo idioma si potrebbe stare una mezz'ora buona in silenzio a riflettere ma per chi non ne sente la necessità vi dico subito che il monaco lo traduce, per quello che riguarda il settore pulizie-igiene, con non rimandare a domani quello che puoi fare oggi. 
E io appena rientrata a casa ho provato a pulire secondo i suggerimenti del libro anzi mi sarei voluta anche mettere un tenugui in testa ma ho solo asciugamani colorati o a fiori e quindi ho lasciato perdere.
Credo che la pulizia della casa non sia così strettamente funzionale alla pulizia dell'anima anzi forse ti fa vedere più nubi di quelle che t'immagini. Ma il focolare domestico è in ordine e questo può essere un motivo per essere soddisfatti del proprio lavoro.
Insomma se vi capita leggetevi questo manuale, è divertente e utile. Certe volte anche solo l'idea di fare ordine è un incoraggiamento che può far stare meglio.

La settimana si è conclusa con una bella cena a casa mia dove un'invitata, la mezza maga della moda, mi ha portato un regalo inaspettato ma molto gradito ovvero il dvd del film di Tom Ford A single man. Lo guarderò anche in questo caso con la speranza di trovare risposte ad alcune delle domande che mi pongo.
Vi saluto con una frase che rende un po' l'idea dei tempi che corrono:

ZENGOSAIDAN a tutti!

giovedì 9 gennaio 2014

Spiegami perchè sei felice



Ieri pomeriggio, dopo una giornata dove ho messo in campo tutte le mie energie propositive nei confronti del mondo in generale e dopo aver applicato tutte quelle norme di gentilezza ed educazione sconosciute ai più, mi sono imbattuta su una articolo dell'inserto del Corriere della Sera intitolato: Spiegami perchè sei felice.

Sono tempi difficili, ammettiamolo e trascurare la lettura di un articolo con un titolo così efficace mi è stato impossibile. Dunque l'articolo, scritto da Federica Colonna che non so chi sia, parla di un progetto ideato da tale Mandy Rose chiamato The «Are You Happy?» Project. Questa tipa ha deciso di indagare le ragioni della felicità umana raccogliendo, in una sorta di video-viaggio collaborativo (così è scritto e così lo cito), interviste di uomini sparsi per il mondo dall'Argentina alla Mongolia a cui ha chiesto le motivazioni della propria felicità. Le risposte sono state varie, legate soprattutto al lavoro, alla famiglia, a Dio, all'amore, al benessere economico, all'indipendenza, all'attaccamento con un'idea di vissuto basata sul rapporto con la propria terra. Ora quello che mi ha colpito, oltre al titolo dell'articolo decisamente accattivante, soprattutto alla luce degli avvenimenti personali e amicali degli ultimi giorni, è un paragrafo dove in parte è citata l'opinione di Dan Gilbert (sarà mica parente della Gilbert di Mangia Prega Ama?), psicologo e insegnante alla Harvard University:

"Gli esseri umani hanno qualcosa che potremmo definire un sistema immunitario psicologico. Un insieme di processi cognitivi non consapevoli che li aiutano a cambiare la loro visione del mondo affinchè possano sentirsi meglio proprio nella realtà in cui si trovano. Esistono quindi due tipi di felicità: una naturale, legata all'ottenimento di ciò che vogliamo, e una sintetica. Prodotta cioè dalla nostra mente per farci sentire soddisfatti così come siamo."


Mi piace molto l'idea di cambiare la visione del mondo perchè questo è un po' la filosofia con cui cerco tutti i giorni di interagire con gli altri e soprattutto con me stessa. E proprio in questi ultimi anni devo ringraziare i miei processi cognitivi che si attivano ogni volta (ma con tempi diversi) per affrontare i cambiamenti o le difficoltà.

Non credo molto invece alla felicità sintetica perchè sono convinta che poche persone oggi siano soddisfatte così come sono ed inoltre non penso che questo sistema immunitario psicologico che ci "difende" dagli imprevisti funzioni a dovere. Alla fine, se faccio un rapido sondaggio, la maggior parte delle persone per un motivo o per un altro non sono soddisfatte della vita che conducono e alcune volte non sono felici di ciò che hanno. Quindi caro Gilbert la tua teoria si confà a pochi eletti.

Interessante inoltre è la frase riportata da un rastafariano nella video-intervista: "La vera felicità viene da dentro. Se la cerchi nel mondo troverai solo una grande illusione."

Ahhh tasto dolente, dolentissimo! Faccio fatica ad ammetterlo ma non è attraverso gli altri che passa la felicità di ognuno di noi. Il problema è sapere come si fa a trovarla dentro. Ecco io a questo non ci sono ancora arrivata. E poi mi chiedo: se cerchiamo la felicità attraverso l'amore o le soddisfazioni professionali queste non presuppongono comunque un'interazione con l'altro? Oppure, più semplicemente (e più difficilmente) dobbiamo davvero cercare di coltivare la felicità senza aggrapparci all'esterno? Per me questa rimane davvero una questione aperta.

Comunque penso di potermi tranquillamente inserire in quella categoria di persone che sono felici tutte le volte che dimostrano una loro capacità. Questi scienziati (e qui il termine scienziato è usato nella sua accezione seria) lo chiamano effetto Ikea: montate un mobile e sarete felici. Io invece dei mobili dell'Ikea in questo periodo sto usando la cucina (lo posso chiamare effetto Masterchef?) e devo ammettere che quando una ricetta mi riesce sono molto felice. Poi ho anche l'effetto educazione che mi dà grandi soddisfazioni ma scarsi risultati concreti. Ma questa è un'altra storia.

Insomma capite che la chiave della felicità non la trovate nel video-viaggio o nell'articolo della Colonna (anche se io ci ho sperato) e che il suo raggiungimento non è un traguardo facilmente raggiungibile. La maggior parte delle volte scambiamo la felicità per l'infelicità, la serenità con la stabilità, il facile con il difficile e in questi casi dove sono i processi cognitivi che ci dovrebbero proteggere? Spariti, dileguati.


Concludo questo post, visto che mi hanno consigliato di essere propositiva, con una parte di un discorso tenuto da George Saunders, geofisico, agli studenti laureati della Syracuse University nel 2013:





"Ed eccovi dunque un consiglio veloce, per congedarmi al termine di questo discorso: dato che secondo la mia opinione la vostra vita sarà un viaggio che vi porterà ad essere più gentili e più amorevoli, sbrigatevi. Fate presto. Iniziate subito. In ciascuno di noi c’è un equivoco di fondo, un vero malessere in verità. Si tratta dell’egoismo. Ma la cura esiste. Siate quindi gentili e proattivi e addirittura in un certo senso i pazienti di voi stessi – cercate le medicine più efficaci contro l’egoismo, cercatele con tutte le vostre energie, per tutto il resto della vostra vita.

Fate tutte le altre cose, quelle ambiziose – viaggiare, diventare ricchi, acquistare fama, essere innovativi, essere leader, innamorarsi, fare fortuna e perderla, nuotare nudi nei fiumi in mezzo alla giungla ma qualsiasi cosa farete, nella misura del possibile eccedete in gentilezza. Fate ciò che vi può indirizzare verso le risposte a quelle grandi domande, cercando di tenervi alla larga dalle cose che possono sminuirvi e rendervi banali. Quella luminosa parte di voi che esiste al di là della vostra personalità – la vostra anima, se credete – è tanto luminosa e brillante quanto nessun’altra. Luminosa come quella di Shakespeare, luminosa come quella di Gandhi, luminosa come quella di Madre Teresa. Sbarazzatevi di tutto ciò che vi può tenere lontani da quella luminosità nascosta. Credete nella sua esistenza, cercate di conoscerla meglio, coltivatela, condividetene incessantemente i frutti."


Parole sante non trovate?