martedì 27 novembre 2012

Das Leben ist ein Wunschkonzert!



Parto per Monaco il week-end delle primarie del PD e sono pure contenta di perdermele. Non avrei votato e di sicuro non avrei votato per Matteo Renzi. Non mi ispira fiducia, lo trovo pieno di sè, non mi piace la parola "rottamatore" che tanto usa e non mi ha convinto la sua campagna elettorale, orchestrata dalla regia di Gori (quello dell'Isola dei famosi, ricordiamocelo), così vicina (ma lontanissima) da quella obamiana. La regia ha previsto anche  comizi in maniche di camicia tanto cari ad Obama appunto tuttavia quest'ultimo ha quel carisma e quella cifra intellettuale lontana anni luce da Matteo. Magari cambierò idea su di lui ma per ora non mi ha convinto e sono anche abbastanza stupita di vedere tanti suoi supporter.  Poi in questa settimana ci sarà pure il ballottaggio quindi avremo ancora giornate di passione.
Comunque torniamo a bomba sulla mia vacanzina a Monaco. Sono partita principalmente per andare a trovare la mia grande amica Silvia che si è trasferita in Germania per motivi di lavoro. Silvia è il tipico esempio della fuga dei cervelli e questa fuga (accidenti) mi ha tolto la presenza giornaliera di un'amicizia preziosa tuttavia in qualche modo abbiamo cercato di stare vicino pur nella lontananza. Quindi volevo vedere il nuovo mondo silviesco e godere della sua compagnia. Questi sono stati i motivi principali del viaggio; chi mi conosce sa quanto io sia restia nel muovermi: ho bisogno dei miei tempi, di abituarmi all'idea, di farmi venire la voglia. Ma poi tutto si incastra perfettamente e torno sempre a casa felice.
Monaco è una bella città e passare lì del tempo con Silvia è stato bellissimo. La città mi era totalmente sconosciuta ma mi sono sentita subito a casa, protetta, coccolata, serena. Abbiamo passato sabato mattina insieme facendo colazione, camminando e girando all'interno dell'Alte Pinakothek. Tempo speso bene, denso di parole, confronti, sfoghi ma anche risate. Ho trovato la Pinacoteca bellissima, sia architettonicamente che per le opere contenute. Ci sono volute circa tre ore per visitarla tutta,  siamo tornate indietro in diverse occasioni per rivedere i dipinti che ci avevano colpito e infine abbiamo dedicato una ventina di minuti per scegliere delle cartoline da tenerci. In quel lasso di tempo ci siamo lasciate andare all'osservazione, a scorgere i particolari, ad ammirare la bellezza, a farci domande. Il luogo, grazie ad una notevole orchestrazione di spazi e luci, invita alla calma, alla riflessione e al silenzio.
La collezione delle opere rappresenta il frutto della passione per l'arte di grandi personalità tedesche come Ludovico I di Baviera (cito l'ultimo, forse il più famoso, visto che il primo nucleo della collezione si forma probabilmente a partire dal secondo venticinquennio del XVI secolo) che è riuscito anche a concepire la progettazione di un luogo che li ospitasse degnamente.
Devo ammettere che la sezione italiana dei dipinti non delude ed è bello, è sempre BELLO, osservare dal vivo opere che hai sempre studiato sulla carta. 
Mi sono piaciuti molti capolavori e ho comprato un discreto numero di cartoline. Ho potuto finalmente ammirare:

- il cielo stellato della Fuga in Egitto (1609) di Adam Elsheimer (a Silvia è piaciuta la luna e il suo riflesso a me le stelle...vai ora ad interpretare il significato dei gusti differenti!); 

 
- la bellezza del Ritratto dell'Imperatore Carlo V (1576) di Tiziano con quel paesaggio sullo sfondo, con quella veste nera, il guanto in mano, la posa delle gambe rilassata; 
 
- il panneggio di Paolo (1526) nell'opera di Dürer e poi la resa del volto con quello sguardo indagatore, con quel profilo incisivo;
 
- il ritratto di gruppo ad opera di Ferdinand Bol degli Ufficiali dell'Arte dei Mercanti di vino di Amsterdam (1659 ca.), bellissimi nelle loro pose e nelle loro vesti, un'immagine pulita, seria.  
Ma l'opera che più ho preferito durante la visita alla Piancoteca è un ritratto eseguito da uno dei miei pittori preferiti: Rubens. 

Si tratta di un dipinto eseguito nel primo decennio del Seicento dove l'artista ritrae se stesso insieme alla sua sposa, appena diciottene, Isabella Brant. La fierezza e la determinazione che si coglie nello sguardo di lei è impressionante. L'artista sembra una figura  secondaria rispetto al bellissimo ritratto della moglie. L'intimità dei personaggi si traduce in quel gesto delle mani destre congiunte che rappresenta altresì il matrimonio. Ma poi via vogliamo parlare dell'abito di Isabella? 
Rubens, in quest'opera giovanile, si supera. 
Ecco solo la visita con la compagnia di Silvia valeva il viaggio a Monaco. 
Poi ci sono stati momenti molto divertenti, grandi mangiate, grandi bevute di birra (non io, per carità, per me la birra è veleno), grandi camminate. 
La domenica siamo stati nell'Englisher Garten, un posto stupendo dove ho scoperto che fanno anche surf. E quella è stata per me una giornata estremamente rilassante e prolifica di pensieri.

Abbiamo conosciuto i nuovi amici di Silvia e uno di essi in particolare mi ha offerto numerosi spunti di riflessione sulla vita in generale e sulla religione in particolare. Se ci mostriamo aperti e curiosi nei confronti degli altri, se abbiamo la percezione che ci possano insegnare qualcosa dobbiamo farne tesoro, dobbiamo cercare di metterci nella condizione dell'ascolto. Il segreto è non vivere l'integralismo come un diktat ma essere una persona che partecipa, che è curiosa, che tende a fidarsi quando ha la sensazione di avere di fronte persone che si mostrano autentiche e con tanta voglia di far vedere la loro verità d'essere. Siamo il risultato delle nostre azioni, siamo il risultato dei nostri legami sociali, sentimentali, della nostra cultura, delle nostre emozioni. E siamo tutti diversi. E l'accettazione di quello che siamo è il primo fondamentale passo per accettare gli altri, per volegli bene, per poter dare e ricevere insegnamenti. Questo è stato uno dei tanti spunti di riflessione. Poi diciamo che io in modo particolare ho vissuto quest'esperienza e la nuova conoscenza come una sorta di epilogo di un periodo della mia vita. Un segno, uno scossone che mi ha portato su altri binari mentali che avevo abbandonato. A volte la vita ti pone nuove sfide e devi scegliere se buttarti, altre volte ti chiede di fare un passo indietro per dimenticare e ritrovare davvero chi eri. 
Chiudo in leggerezza facendo il solito elenco:
- ho capito che a Monaco è difficilissimo prendere una casa in affitto;
- ho capito che i sindacati lì sono proprio forti;
- ho capito che alzarsi presto non è solo una mia abitudine ma un'abitudine di un'intera città;
- ho capito che in Italia si mangia meglio che in Germania (sai che novità..);
- ho capito che ho delle grosse lacune su alcuni artisti e rimedierò rimettendomi a studiare;
- ho capito che il mio legame con Silvia è fortissimo e splendido come il cielo stellato di Elsheimer;
- ho capito che tutti quegli anni di studio del tedesco possono dare qualche soddisfazione; 
- ho capito che la grappa fatta in casa può essere pericolosissima;
- ho capito che c'è ancora gente che crede in qualcosa;
- ho capito che servirebbe a tutti fare un corso di fotografia;
- ho capito che l'air dolomiti parte sempre in ritardo.
 
Bella Monaco, bello esserci, bello l'epilogo di una settimana difficile. 
Tutto questo lo devo anche a te.
Grazie Silvia.



  

    

mercoledì 14 novembre 2012

Leggere è amare

Domenica ho letto due splendidi articoli (rispettivamente di de Bortoli e Sasson) che parlavano della fenomenologia del lettore. Riporto qui sotto alcune parti, quelle che mi hanno fatto riflettere, quelle che rispecchiano di più il mio pensiero sulla quella grande arte che è la lettura.

Per diventare lettori occorre imparare a leggere.
Spesso si pensa che la prosperità, l'industraliazzazione e l'urbanizzazione porti ad una moltiplicazione dei lettori potenziali. Tuttavia, la corrispondenza tra la ricchezza di una Nazione e i suoi tassi di alfabetizzazione è lungi dall'essere perfetta - ne vi è un legame stabile tra alfabetizzazione (la capacità di decifrare le lettere e porre la propria firma) e la lettura (la lettura definitiva). L'alfabetizzazione non crea né un mercato dei libri, né un pubblico universale. É vero che gli analfabeti non leggono, ma per leggere un libro non è sufficiente saper leggere. Occorrono i mezzi per comprerare un libro, occorre il tempo libero per leggerlo, occorrono, spesso, incentivi sociali per leggerlo, e, soprattutto, occorre una certa istruzione per capire e gioire di cosa si legge.
E il tempo che dedichiamo alla lettura è forse, nello spazio di una giornata, lo squarcio di libertà di cui siamo gli unici titolari. Non lo condividiamo con nessuno, ma lo facciamo idealmente insieme agli altri. Una lettura concentrata, amante degli indugi, dei ritorni su di sé, aperta, più che alle scorciatoie, ai cambiamenti di andatura che assecondano i ritmi alterni della mente. Queste sono parole straordinarie che descrivono, meglio di tante altre, la bellezza del leggere, l'attività umana più inebriante e ricca. La lettura chiede impegno, sacrificio, costanza, non va vissuta come una costrizione o un obbligo. Se un testo non piace lo si può abbandonare senza colpe. Non salva nessuno, non redime nessuno, ma ci dà l'emozione di viaggare nel tempo, di essere contemporaneamente in più luoghi. Ammette le distrazioni, la poligamia letteraria. Perdona i tradimenti quando abbiamo voglia di passare da un autore all'altro o da un genere all'altro per riposarci, ritemprarci, divertirci. Ma soprattutto ci fa uscire dall'anonimato e dalla massa, dai recinti dei nuovi reclusi, dalle solitudini di un mondo interconnesso, ma composto da molecole che non comunicano tra loro. Non importa il mezzo, il lirbo. il giornale di carta, il web o l'e-reader. Conta lo spirito. Contiamo noi, come individui e le collettività che rappresentiamo.
La lettura rappresenta il nostro grado di civiltà.

So che è come lanciare un sasso nello stagno ma vale la pena di fare un tentativo. 
Non disperdete energia in azioni inutili e faticose per il vostro spirito. 
CIMENTATEVI NELLA LETTURA.