mercoledì 14 novembre 2012

Leggere è amare

Domenica ho letto due splendidi articoli (rispettivamente di de Bortoli e Sasson) che parlavano della fenomenologia del lettore. Riporto qui sotto alcune parti, quelle che mi hanno fatto riflettere, quelle che rispecchiano di più il mio pensiero sulla quella grande arte che è la lettura.

Per diventare lettori occorre imparare a leggere.
Spesso si pensa che la prosperità, l'industraliazzazione e l'urbanizzazione porti ad una moltiplicazione dei lettori potenziali. Tuttavia, la corrispondenza tra la ricchezza di una Nazione e i suoi tassi di alfabetizzazione è lungi dall'essere perfetta - ne vi è un legame stabile tra alfabetizzazione (la capacità di decifrare le lettere e porre la propria firma) e la lettura (la lettura definitiva). L'alfabetizzazione non crea né un mercato dei libri, né un pubblico universale. É vero che gli analfabeti non leggono, ma per leggere un libro non è sufficiente saper leggere. Occorrono i mezzi per comprerare un libro, occorre il tempo libero per leggerlo, occorrono, spesso, incentivi sociali per leggerlo, e, soprattutto, occorre una certa istruzione per capire e gioire di cosa si legge.
E il tempo che dedichiamo alla lettura è forse, nello spazio di una giornata, lo squarcio di libertà di cui siamo gli unici titolari. Non lo condividiamo con nessuno, ma lo facciamo idealmente insieme agli altri. Una lettura concentrata, amante degli indugi, dei ritorni su di sé, aperta, più che alle scorciatoie, ai cambiamenti di andatura che assecondano i ritmi alterni della mente. Queste sono parole straordinarie che descrivono, meglio di tante altre, la bellezza del leggere, l'attività umana più inebriante e ricca. La lettura chiede impegno, sacrificio, costanza, non va vissuta come una costrizione o un obbligo. Se un testo non piace lo si può abbandonare senza colpe. Non salva nessuno, non redime nessuno, ma ci dà l'emozione di viaggare nel tempo, di essere contemporaneamente in più luoghi. Ammette le distrazioni, la poligamia letteraria. Perdona i tradimenti quando abbiamo voglia di passare da un autore all'altro o da un genere all'altro per riposarci, ritemprarci, divertirci. Ma soprattutto ci fa uscire dall'anonimato e dalla massa, dai recinti dei nuovi reclusi, dalle solitudini di un mondo interconnesso, ma composto da molecole che non comunicano tra loro. Non importa il mezzo, il lirbo. il giornale di carta, il web o l'e-reader. Conta lo spirito. Contiamo noi, come individui e le collettività che rappresentiamo.
La lettura rappresenta il nostro grado di civiltà.

So che è come lanciare un sasso nello stagno ma vale la pena di fare un tentativo. 
Non disperdete energia in azioni inutili e faticose per il vostro spirito. 
CIMENTATEVI NELLA LETTURA.

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