giovedì 9 gennaio 2014

Spiegami perchè sei felice



Ieri pomeriggio, dopo una giornata dove ho messo in campo tutte le mie energie propositive nei confronti del mondo in generale e dopo aver applicato tutte quelle norme di gentilezza ed educazione sconosciute ai più, mi sono imbattuta su una articolo dell'inserto del Corriere della Sera intitolato: Spiegami perchè sei felice.

Sono tempi difficili, ammettiamolo e trascurare la lettura di un articolo con un titolo così efficace mi è stato impossibile. Dunque l'articolo, scritto da Federica Colonna che non so chi sia, parla di un progetto ideato da tale Mandy Rose chiamato The «Are You Happy?» Project. Questa tipa ha deciso di indagare le ragioni della felicità umana raccogliendo, in una sorta di video-viaggio collaborativo (così è scritto e così lo cito), interviste di uomini sparsi per il mondo dall'Argentina alla Mongolia a cui ha chiesto le motivazioni della propria felicità. Le risposte sono state varie, legate soprattutto al lavoro, alla famiglia, a Dio, all'amore, al benessere economico, all'indipendenza, all'attaccamento con un'idea di vissuto basata sul rapporto con la propria terra. Ora quello che mi ha colpito, oltre al titolo dell'articolo decisamente accattivante, soprattutto alla luce degli avvenimenti personali e amicali degli ultimi giorni, è un paragrafo dove in parte è citata l'opinione di Dan Gilbert (sarà mica parente della Gilbert di Mangia Prega Ama?), psicologo e insegnante alla Harvard University:

"Gli esseri umani hanno qualcosa che potremmo definire un sistema immunitario psicologico. Un insieme di processi cognitivi non consapevoli che li aiutano a cambiare la loro visione del mondo affinchè possano sentirsi meglio proprio nella realtà in cui si trovano. Esistono quindi due tipi di felicità: una naturale, legata all'ottenimento di ciò che vogliamo, e una sintetica. Prodotta cioè dalla nostra mente per farci sentire soddisfatti così come siamo."


Mi piace molto l'idea di cambiare la visione del mondo perchè questo è un po' la filosofia con cui cerco tutti i giorni di interagire con gli altri e soprattutto con me stessa. E proprio in questi ultimi anni devo ringraziare i miei processi cognitivi che si attivano ogni volta (ma con tempi diversi) per affrontare i cambiamenti o le difficoltà.

Non credo molto invece alla felicità sintetica perchè sono convinta che poche persone oggi siano soddisfatte così come sono ed inoltre non penso che questo sistema immunitario psicologico che ci "difende" dagli imprevisti funzioni a dovere. Alla fine, se faccio un rapido sondaggio, la maggior parte delle persone per un motivo o per un altro non sono soddisfatte della vita che conducono e alcune volte non sono felici di ciò che hanno. Quindi caro Gilbert la tua teoria si confà a pochi eletti.

Interessante inoltre è la frase riportata da un rastafariano nella video-intervista: "La vera felicità viene da dentro. Se la cerchi nel mondo troverai solo una grande illusione."

Ahhh tasto dolente, dolentissimo! Faccio fatica ad ammetterlo ma non è attraverso gli altri che passa la felicità di ognuno di noi. Il problema è sapere come si fa a trovarla dentro. Ecco io a questo non ci sono ancora arrivata. E poi mi chiedo: se cerchiamo la felicità attraverso l'amore o le soddisfazioni professionali queste non presuppongono comunque un'interazione con l'altro? Oppure, più semplicemente (e più difficilmente) dobbiamo davvero cercare di coltivare la felicità senza aggrapparci all'esterno? Per me questa rimane davvero una questione aperta.

Comunque penso di potermi tranquillamente inserire in quella categoria di persone che sono felici tutte le volte che dimostrano una loro capacità. Questi scienziati (e qui il termine scienziato è usato nella sua accezione seria) lo chiamano effetto Ikea: montate un mobile e sarete felici. Io invece dei mobili dell'Ikea in questo periodo sto usando la cucina (lo posso chiamare effetto Masterchef?) e devo ammettere che quando una ricetta mi riesce sono molto felice. Poi ho anche l'effetto educazione che mi dà grandi soddisfazioni ma scarsi risultati concreti. Ma questa è un'altra storia.

Insomma capite che la chiave della felicità non la trovate nel video-viaggio o nell'articolo della Colonna (anche se io ci ho sperato) e che il suo raggiungimento non è un traguardo facilmente raggiungibile. La maggior parte delle volte scambiamo la felicità per l'infelicità, la serenità con la stabilità, il facile con il difficile e in questi casi dove sono i processi cognitivi che ci dovrebbero proteggere? Spariti, dileguati.


Concludo questo post, visto che mi hanno consigliato di essere propositiva, con una parte di un discorso tenuto da George Saunders, geofisico, agli studenti laureati della Syracuse University nel 2013:





"Ed eccovi dunque un consiglio veloce, per congedarmi al termine di questo discorso: dato che secondo la mia opinione la vostra vita sarà un viaggio che vi porterà ad essere più gentili e più amorevoli, sbrigatevi. Fate presto. Iniziate subito. In ciascuno di noi c’è un equivoco di fondo, un vero malessere in verità. Si tratta dell’egoismo. Ma la cura esiste. Siate quindi gentili e proattivi e addirittura in un certo senso i pazienti di voi stessi – cercate le medicine più efficaci contro l’egoismo, cercatele con tutte le vostre energie, per tutto il resto della vostra vita.

Fate tutte le altre cose, quelle ambiziose – viaggiare, diventare ricchi, acquistare fama, essere innovativi, essere leader, innamorarsi, fare fortuna e perderla, nuotare nudi nei fiumi in mezzo alla giungla ma qualsiasi cosa farete, nella misura del possibile eccedete in gentilezza. Fate ciò che vi può indirizzare verso le risposte a quelle grandi domande, cercando di tenervi alla larga dalle cose che possono sminuirvi e rendervi banali. Quella luminosa parte di voi che esiste al di là della vostra personalità – la vostra anima, se credete – è tanto luminosa e brillante quanto nessun’altra. Luminosa come quella di Shakespeare, luminosa come quella di Gandhi, luminosa come quella di Madre Teresa. Sbarazzatevi di tutto ciò che vi può tenere lontani da quella luminosità nascosta. Credete nella sua esistenza, cercate di conoscerla meglio, coltivatela, condividetene incessantemente i frutti."


Parole sante non trovate?

2 commenti:

  1. Marianna riesci sempre a stupirmi, e intendo in modo più che positivo! L'unica mia certezza è che la felicità un insieme di attimi e momenti e non un flusso continuo ne una condizione permanente! Citando un film "eravamo felici e non lo sapevamo", e questa è un'altra grande verita!

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    1. Cara Greti, io credo (ma forse la mia è anche una speranza) che la felicità non sia il risultato di un insieme di attimi ma che alcune persone riescano davvero a trovarla dentro. E mi piace pensare che sia così. Tuttavia trovo che questo sia un traguardo molto difficile da raggiungere. Poi è chiaro che sono stata un po' riduttiva quando ho scritto che ora subisco un po' l'effetto Masterchef perchè in realtà i miei attimi di felicità sono molti di più: alcuni momenti in cui trovo una frase illuminante in un libro, il tempo che passo con i miei gatti, quando faccio colazione al bar a Capalbio, quando sono gentile con gli altri, quando risolvo un problema, quando guardo Downton Abbey, quando capisco qualcosa di nuovo e infine tutte le volte in cui mi sento partecipe all'interno di un'amicizia. Questi sono momenti, bellissimi ma solo momenti. Credo davvero che la felicità come condizione permanente esista ma io ancora non l'ho incontrata. Ma sono ottimista!

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