Ieri
pomeriggio, dopo una giornata dove ho messo in campo tutte le mie
energie propositive nei confronti del mondo in generale e dopo aver
applicato tutte quelle norme di gentilezza ed educazione sconosciute
ai più, mi sono imbattuta su una articolo dell'inserto del Corriere
della Sera intitolato: Spiegami perchè sei felice.
Sono tempi
difficili, ammettiamolo e trascurare la lettura di un articolo con un
titolo così efficace mi è stato impossibile. Dunque l'articolo,
scritto da Federica Colonna che non so chi sia, parla di un progetto
ideato da tale Mandy Rose chiamato The «Are
You Happy?»
Project. Questa
tipa ha deciso di indagare le ragioni della felicità umana
raccogliendo, in una sorta di video-viaggio collaborativo (così è
scritto e così lo cito), interviste di uomini sparsi per il mondo
dall'Argentina alla Mongolia a cui ha chiesto le motivazioni della
propria felicità. Le risposte sono state varie, legate soprattutto
al lavoro, alla famiglia, a Dio, all'amore, al benessere economico,
all'indipendenza, all'attaccamento con un'idea di vissuto basata sul
rapporto con la propria terra. Ora quello che mi ha colpito, oltre al
titolo dell'articolo decisamente accattivante, soprattutto alla luce
degli avvenimenti personali e amicali degli ultimi giorni, è un
paragrafo dove in parte è citata l'opinione di Dan Gilbert (sarà
mica parente della Gilbert di Mangia Prega Ama?), psicologo e
insegnante alla Harvard University:
"Gli
esseri umani hanno qualcosa che potremmo definire un sistema
immunitario psicologico. Un insieme di processi cognitivi non
consapevoli che li aiutano a cambiare la loro visione del mondo
affinchè possano sentirsi meglio proprio nella realtà in cui si
trovano. Esistono quindi due tipi di felicità: una naturale, legata
all'ottenimento di ciò che vogliamo, e una sintetica. Prodotta cioè
dalla nostra mente per farci sentire soddisfatti così come siamo."
Mi
piace molto l'idea di cambiare la visione del mondo perchè questo è
un po' la filosofia con cui cerco tutti i giorni di interagire con
gli altri e soprattutto con me stessa. E proprio in questi ultimi
anni devo ringraziare i miei processi cognitivi che si attivano ogni
volta (ma con tempi diversi) per affrontare i cambiamenti o le
difficoltà.
Non
credo molto invece alla felicità sintetica perchè sono convinta che
poche persone oggi siano soddisfatte così come sono ed inoltre non
penso che questo sistema immunitario psicologico che ci "difende"
dagli imprevisti funzioni a dovere. Alla fine, se faccio un rapido
sondaggio, la maggior parte delle persone per un motivo o per un
altro non sono soddisfatte della vita che conducono e alcune volte
non sono felici di ciò che hanno. Quindi caro Gilbert la tua teoria
si confà a pochi eletti.
Interessante
inoltre è la frase riportata da un rastafariano nella
video-intervista: "La vera felicità viene da dentro. Se la
cerchi nel mondo troverai solo una grande illusione."
Ahhh
tasto dolente, dolentissimo! Faccio fatica ad ammetterlo ma non è
attraverso gli altri che passa la felicità di ognuno di noi. Il
problema è sapere come si fa a trovarla dentro. Ecco io a questo non
ci sono ancora arrivata. E poi mi chiedo: se cerchiamo la felicità
attraverso l'amore o le soddisfazioni professionali queste non
presuppongono comunque un'interazione con l'altro? Oppure, più
semplicemente (e più difficilmente) dobbiamo davvero cercare di
coltivare la felicità senza aggrapparci all'esterno? Per me questa
rimane davvero una questione aperta.
Comunque
penso di potermi tranquillamente inserire in quella categoria di
persone che sono felici tutte le volte che dimostrano una loro
capacità. Questi scienziati (e qui il termine scienziato è usato
nella sua accezione seria) lo chiamano effetto Ikea: montate un
mobile e sarete felici. Io invece dei mobili dell'Ikea in questo
periodo sto usando la cucina (lo posso chiamare effetto Masterchef?)
e devo ammettere che quando una ricetta mi riesce sono molto felice.
Poi ho anche l'effetto educazione che mi dà grandi soddisfazioni ma
scarsi risultati concreti. Ma questa è un'altra storia.
Insomma
capite che la chiave della felicità non la trovate nel video-viaggio
o nell'articolo della Colonna (anche se io ci ho sperato) e che il
suo raggiungimento non è un traguardo facilmente raggiungibile. La
maggior parte delle volte scambiamo la felicità per l'infelicità,
la serenità con la stabilità, il facile con il difficile e in
questi casi dove sono i processi cognitivi che ci dovrebbero
proteggere? Spariti, dileguati.
Concludo
questo post, visto che mi hanno consigliato di essere propositiva,
con una parte di un discorso tenuto da George Saunders, geofisico,
agli studenti laureati della Syracuse University nel 2013:
"Ed eccovi dunque un consiglio
veloce, per congedarmi al termine di questo discorso: dato che
secondo la mia opinione la vostra vita sarà un viaggio che vi
porterà ad essere più gentili e più amorevoli, sbrigatevi. Fate
presto. Iniziate subito. In ciascuno di noi c’è un equivoco di
fondo, un vero malessere in verità. Si tratta dell’egoismo. Ma
la cura esiste. Siate quindi gentili e proattivi e addirittura in
un certo senso i pazienti di voi stessi – cercate le medicine più
efficaci contro l’egoismo, cercatele con tutte le vostre energie,
per tutto il resto della vostra vita.
Fate tutte le altre cose, quelle
ambiziose – viaggiare, diventare ricchi, acquistare fama, essere
innovativi, essere leader, innamorarsi, fare fortuna e perderla,
nuotare nudi nei fiumi in mezzo alla giungla ma qualsiasi cosa
farete, nella misura del possibile eccedete in gentilezza. Fate
ciò che vi può indirizzare verso le risposte a quelle grandi
domande, cercando di tenervi alla larga dalle cose che possono
sminuirvi e rendervi banali. Quella luminosa parte di voi che
esiste al di là della vostra personalità – la vostra anima, se
credete – è tanto luminosa e brillante quanto nessun’altra.
Luminosa come quella di Shakespeare, luminosa come quella di
Gandhi, luminosa come quella di Madre Teresa. Sbarazzatevi di
tutto ciò che vi può tenere lontani da quella luminosità
nascosta. Credete nella sua esistenza, cercate di conoscerla
meglio, coltivatela, condividetene incessantemente i frutti."
Parole sante non trovate?
Marianna riesci sempre a stupirmi, e intendo in modo più che positivo! L'unica mia certezza è che la felicità un insieme di attimi e momenti e non un flusso continuo ne una condizione permanente! Citando un film "eravamo felici e non lo sapevamo", e questa è un'altra grande verita!
RispondiEliminaCara Greti, io credo (ma forse la mia è anche una speranza) che la felicità non sia il risultato di un insieme di attimi ma che alcune persone riescano davvero a trovarla dentro. E mi piace pensare che sia così. Tuttavia trovo che questo sia un traguardo molto difficile da raggiungere. Poi è chiaro che sono stata un po' riduttiva quando ho scritto che ora subisco un po' l'effetto Masterchef perchè in realtà i miei attimi di felicità sono molti di più: alcuni momenti in cui trovo una frase illuminante in un libro, il tempo che passo con i miei gatti, quando faccio colazione al bar a Capalbio, quando sono gentile con gli altri, quando risolvo un problema, quando guardo Downton Abbey, quando capisco qualcosa di nuovo e infine tutte le volte in cui mi sento partecipe all'interno di un'amicizia. Questi sono momenti, bellissimi ma solo momenti. Credo davvero che la felicità come condizione permanente esista ma io ancora non l'ho incontrata. Ma sono ottimista!
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