Ci sono due
motivi sostanzialmente per cui amo un libro: la trama avvincente e la
qualità della scrittura.
Queste due
caratteristiche non devono per forza essere entrambe presenti
all'interno di un romanzo anzi di solito se è forte una manca
l'altra o viceversa. Posso dire senza tanti giri di parole che sono pochi gli scrittori che dal mio punto di vista riescono a
combinare una buona trama con uno stile di grande qualità.
E
Stoner è un libro che mi è piaciuto perchè è
scritto bene.
L'ho letto
la scorsa estate dietro consiglio di mio cugino Massimiliano, assiduo
lettore di romanzi e amante dei libri. In realtà Massimiliano mi
aveva suggerito di leggere dello stesso autore Butcher's Crossing
ma appena ho saputo che l'argomento principale era la caccia di animali ho lasciato
perdere. Non riesco a leggere o vedere animali ammazzati, è più
forte di me. Devo ancora leggere un libro di Ammaniti dove so che ad
un certo punto viene ucciso un cane quindi figuriamoci la caccia. Ma
ero comunque incuriosita da questo John Williams, scrittore texano e
insegnante universitario, e quindi ho comprato Stoner. Il romanzo è
stato pubblicato in America nel 1965 e poi ripubblicato postumo nel
2004 con un notevole successo di critica. In Italia è edito da Fazi
che ha scelto una buona copertina. Sulle copertine dei libri si
potrebbe discutere a lungo perchè a volte le case editrici fanno dei
danni allucinanti. Ma questa è un'altra storia.
La trama è
apparentemente molto semplice: racconta la storia di un uomo che,
cresciuto in un ambiente contadino, ottiene una cattedra come
insegnante di letteratura inglese, materia per cui ha una vera
passione ma una passione dimessa, timida, non manifesta nè
presuntuosa. Sposa una donna gracile con cui tenta di avere una
storia d'amore ma il suo tentativo è vano. Da questa relazione arida
e priva di emozioni nascerà una bambina con cui il protagonista, a
causa delle intemperanze della moglie, non riuscirà ad avere un vero
rapporto d'amore filiale. La vita di Stoner scorre senza grandi colpi
di scena fino a quando si innamora di una sua studentessa. In questa
ultima parte del libro succedono vari avvenimenti che sconvolgono la
sua vita ma il protagonista rimane fedele a quella modalità di
vivere senza eccessi, senza passioni manifeste se non quella per
l'unica donna che abbia mai amato.
La lettura
scorre veloce perchè davvero di grandissima qualità, quella qualità
che si evince dalla profondità con cui l'autore sceglie di dedicarsi
all'introspezione del protagonista e nel trasmettere emozioni
attraverso le parole. Sembra che apparentemente non accada nulla ma è
un po' come dire che quando l'uomo guarda la luna, lo stolto guarda il
dito. Perchè in realtà il libro è ricco di avvenimenti che fanno
parte dell'emisfero non pratico ma emotivo e riflessivo del
protagonista. Attraverso la narrazione noi entriamo dentro l'anima di
Stoner e ne scopriamo ogni minima sfumatura finendo per stare dalla
sua parte. In questo libro scorre la sua vita, la vita di un uomo
normale ma, e qui c'è tutta la bravura dell'autore, è la
modalità del vissuto ad entrarci dentro. Nutro una certa ammirazione
per tutti quei protagonisti dei libri che rimangono un passo indietro
rispetto a prepotenze, che sono profondamente idealisti e che non
cercano necessariamente un riscatto sociale. E Stoner è un uomo
così. Certo paga un prezzo altissimo per rimanere fedele ai suoi
ideali ma sceglie di farlo e questo mi piace.
Tra le tante
persone con cui ho parlato di questo libro tutte mi hanno detto che
la parte più sensazionale è il finale ma io non sono d'accordo. Le
pagine più belle sono quelle dedicate alla sua storia sentimentale
con Katherine per cui nutre un amore profondo ma difficile, intenso
ma triste. Leggendo hai la consapevolezza che questa passione amorosa
non è destinata a durare ma finisci comunque per comprenderne e
condividerne le motivazioni.
A proposito
di questa parte del romanzo ci sono alcune parti molto intense, due
su tutte che riporto:
"A
quarantatré anni compiuti, William Stoner apprese ciò che altri,
ben più giovani di lui, avevano imparato prima: che la persona che
amiamo da subito non è quella che amiamo per davvero e che l'amore
non è una fine ma un processo attraverso il quale una persona tenta
di conoscerne un'altra"
"Bisogna
innamorarsi, per capire un po' come si è fatti".
Siamo
quello che amiamo e a volte è l'amore che ci fa capire qualcosa di noi.
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